La comunità parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano di Gaeta sulle orme del sacerdote
Visitando il cimitero di Gaeta, si incontra una singolare tomba, circondata da una siepe, all’ombra di un cipresso, la protegge una figura rappresentante la Madonna col manto aperto. Unica tomba che custodisce due fratelli in Cristo e nell’Ideale dell’unità, due sacerdoti, don Cosimino Fronzuto e don Gennaro Avellino.
Questa tomba, che potrebbe per molti significare il punto di arrivo di un’esistenza terrena, è invece l’inizio di un’esperienza di vita che ha tracciato e traccia ancora una scia misteriosa e luminosa di un progetto che la Divina Sapienza ha da sempre pensato per il sacerdozio di entrambi. Entrambi parroci di due comunità consolidate, perseguivano un unico progetto, che don Gennaro così esprimeva: «il mio obiettivo primario è sempre stato quello di far crescere una comunità viva secondo il disegno di Dio e le indicazioni della Chiesa, fare cioè della parrocchia una casa e scuola di comunione che vive Gesù ed il suo Vangelo, tutta vita concreta da vivere ogni giorno».
La spiritualità dell’unità che li accomunava in tutto, condivisione di gioie e dolori, di ogni esperienza personale e collettiva, ha inciso in maniera profonda nella loro vita pastorale, soprattutto nel rapporto personale con le rispettive comunità costruito con l’arte d’amare vicendevole. In modo particolare poi, sono stati simili anche nella malattia, perchè corrispondenti alla chiamata della croce.
Infatti, in questo breve ricordo vorremmo sottolineare questo aspetto particolare della sofferenza dovuta alla malattia, che in certi momenti, come riferisce lo stesso don Gennaro struggeva il corpo ma dava respiro al soprannaturale: «sono senza più forze fisiche, che non permettono nemmeno la capacità di offrire; tutto appare senza significato, non ci sono più attrattive, programmi, progetti, sento il distacco da persone e cose, solo Gesù e l’Ideale mi sostengono. È un’esperienza ed una situazione nuova, mai provata, ma vivo tutto nell’amore di Dio, nel ciò che mi fa male è mio e nel Sei Tu Signore l’unico mio bene».
Molti di noi ricordano senz’altro un don Gennaro diverso, incisivo nella sua attività pastorale, promotore di infinite iniziative di lavori di restauro, rivoluzionario coi giovani e ragazzi, sempre pronto e disponibile nell’aiutare deboli ed anziani, bisognosi di ogni fascia sociale, tenace e spesse volte ammonitore nell’invitarci ad andare controcorrente verso il consumismo ed il materialismo del mondo. Ma soprattutto era il rapporto d’amore scambievole, sottolineato da un sorriso sincero e coinvolgente attraverso qualche battuta ironica, il suo canale privilegiato e spontaneo di comunione con TUTTI, ed in particolar modo con i lontani da Dio. Diceva «quando parliamo di prossimo, chiediamoci di chi amare per primo? chi amare di più? per chi avere preferenza? Noi abbiamo scelto nella vita Gesù crocifisso e abbandonato, e dobbiamo preferire quelli che nelle situazioni in cui si trovano ricordano un pò il suo volto: i fratelli separati dalla Chiesa, coloro che in vario modo sono più o meno lontani dalla verità che è Cristo, su questi dobbiamo soprattutto puntare».
Ma il Signore, dopo quasi 40 anni di sacerdozio spesi generosamente per il bene delle anime, “devo salvarne più che posso” ripeteva spesso,aveva tutt’altro disegno su di lui. Eppure i mesi della malattia, don Gennaro li ha vissuti nella comunione più bella, unica e personale con Gesù, come mai gli era capitato: « … questa malattia, o meglio queste operazioni, sono state occasioni d’oro offertemi dal Padre Celeste per purificarmi, immolarmi come vittima d’amore per Lui, per rinnovarmi interiormente ed esteriormente. Nonostante la sofferenza sento la gioia di essere più simile a Gesù crocifisso e abbandonato, di aver scelto solo Lui come unico mio tutto. Gesù grazie di tutti i favori, grazie dei doni concessimi in quest’anni, soprattutto di avermi sempre usato un’infinita misericordia… Grazie, grazie, solo grazie e per sempre».
Oggi, per quanti sono stati avvicinati da don Gennaro, si ripropone il momento di dirgli grazie per il dono prezioso che è stato, perchè siamo certi che la nostra vita sarebbe stata diversa senza di lui. Ci ha avviati nel Vangelo vissuto ed aperto la strada dell’eternità facendoci sentire Gesù in noi e tra noi, facendo della comunità una famiglia in Cristo, ma soprattutto grazie di averci dato il significato delle prove ancora come amore di Dio, come quella volontà Sua che al culmine del consumatum est diffonde gioia e certezza di entrare “in cieli nuovi e terra nuova”.
Grazie don Gennaro.
Anche quest’anno il parroco Don Giuseppe Rosoni insieme alla comunità parrocchiale dei santi Cosma e Damiano lo ricorderanno in due momenti, il primo lunedì 30 novembre alle ore 15,30 con la recita del Santo Rosario sulla tomba, il secondo momento martedì 1 dicembre alle ore 18,00 con la celebrazione della S. Messa in ricordo del IX anniversario della sua dipartita, tutti coloro che lo ricordano con viva fede sono invitati a partecipare.